La debolezza del legame sociale esplorata in profondità da Bauman è anche alla base del disimpegno relazionale che pervade i rapporti umani in famiglia, sul lavoro o nella comunità. Nelle organizzazioni la prima vittima è il cosiddetto “commitment”, l’impegno responsabile verso l’oggetto, la mission, il cliente, il compito, ed il patto di lealtà e di rispetto reciproci che vincola (o dovrebbe vincolare) l’organizzazione e i suoi membri.
Le organizzazioni più orientate al cambiamento instaurano culture delle relazioni instabili, utilitaristiche e volatili, dove agli individui manca persino il tempo per impegnarsi nella responsabilità di un rapporto personale. Così all’indebolirsi dei legami fondati sull’introiezione e l’identificazione fa riscontro la crescita degli investimenti narcisistici – spesso esplicitamente incoraggiati dalla cultura organizzativa – che negano la responsabilità perché affermano una sorta di “diritto naturale del Sé” all’amore, alla stima e alle gratificazioni da parte del mondo esterno. In questo brodo di coltura – non è difficile comprenderne il perché - fioriscono i germi della megalomania e della delinquenza, e prosperano quei leader che Kets de Vries ha denominato “alessitimici” e che, dopo un esordio trionfale, finiscono spesso per portare alla rovina la loro organizzazione.
D’altra parte le culture organizzative di tipo più burocratico (come più spesso si trovano nei servizi socio-sanitari e nelle pubbliche amministrazioni) tendono a scoraggiare la responsabilità dei membri che vi lavorano con un eccesso di vincoli, prescrizioni e controlli, ai cui effetti frustranti o passivizzanti gli individui tendono a reagire con due forme di comportamento: la creazione di attività ludico-compensatorie e l’apertura di vie di fuga (Baum, in Kets de Vries, 1991)
Le aziende più sensibili e lungimiranti, sia nel settore commerciale che in quello dei servizi alla persona, stanno cominciando a temere l’onda lunga distruttiva di questa cultura dell’irresponsabilità e sono corse ai ripari sviluppando, anche sotto la pressione di gruppi animati dalla preoccupazione per l’ambiente, un sistema di valori e di orientamenti pratici che va sotto il nome di responsabilità sociale.
Il Libro Verdedella Comunità Europea (2011) così la definisce:
“Il concetto di responsabilità sociale delle imprese significa essenzialmente che esse
decidono di propria iniziativa di contribuire a migliorare la società e rendere più
pulito l’ambiente. Nel momento in cui l’Unione europea si sforza di identificare
valori comuni adottando una Carta dei diritti fondamentali, un numero sempre
maggiore di imprese riconosce in modo sempre più chiaro la propria responsabilità e
la considera come una delle componenti della propria identità. Tale responsabilità si
esprime nei confronti dei dipendenti e, più in generale, di tutte le parti interessate
all’attività dell’impresa ma che possono a loro volta influire sulla sua riuscita”
In pratica la responsabilità degli operatori economici non può più limitarsi al perseguimento del solo profitto né al rispetto della legislazione vigente. Inserita all'interno di una più ampia strategia d'impresa, essa contribuisce al rafforzamento di elementi intangibili, ma indispensabili alla sopravvivenza del sistema socioeconomico, come la fiducia, l'identità, il rispetto e la reputazione aziendale. La responsabilità sociale d'impresa non è riducibile ad operazioni di beneficenza o tecniche di marketing. Nonostante assuma il rispetto della legge come suo prerequisito, intende andare al di là del diritto per assumere, consapevolmente e in maniera dialogica, obbligazioni nei confronti dei portatori di interessi ed esterni all'azienda.
Non si tratta della Repubblica dei Filosofi, e nemmeno la trasformazione filantropica delle organizzazioni di lavoro: semplicemente riconosce, in una prospettiva del tutto coerente con l’economia di scambio, che l’organizzazione ha obblighi e responsabilità nei confronti della comunità umana e del contesto ecologico in cui è inserita e da cui riceve risorse ed energie per vivere, crescere, produrre ricchezza o benessere e fare profitti. Questo assunto, osservato dalla prospettiva del pensiero di Bion sui rapporti tra contenitore e contenuto, avvicina il concetto di responsabilità sociale d’impresa a quello della relazione “commensale”, dove, diversamente dalle relazioni simbiotiche (regressive) o parassitarie (distruttive), entrambi i membri della coppia si sviluppano traendo un sano vantaggio reciproco dalla relazione. (Bion 1970)
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